Siamo a metà luglio e, finalmente, il tempo delle ciliegie sta giungendo a fine! Ma è questo il momento più tremendo: ovunque, in negozi e mercati, te le tirano dietro!
Sconti, svendite, offerte; tutti pronti a trafiggerti alle spalle con un bombardamento di duroni!
Va detto che quest’anno, seppur sempre molto care le ciliegie, ho trovato molta offerta di duroni. Esageratamente grandi, ma non troppo gustosi come lo sono invece le ciliegie rosso vermiglio, succose, dolci, morbide!
Morbido versus Durone…. preferisco sempre il morbido!
Vabbè, comunque sia, alla fine, ho comprato i duroni! 🙂
L’offerta di uno sconto del 60% ha avuto la meglio sulla ragione del palato. Che scema!
In effetti, non avevano un gran sapore e, forse per questo, ho aggiunto un po’ di amarene Fabbri per la farcitura di questo Baklava. Ho acquistato le amarene Fabbri per la prima volta un mese fa perchè volevo vedere se quel sughino, pubblicizzato sul barattolo, sarebbe stato utile per dare un bel colore rosato ad una torta che stavo sperimentando.
Rovinata a vita! Ora non manca mai in casa un vasetto di queste amarene.
Eppure, prima di assaggiarle, queste palline rosso scuro, rificcate in quel vasetto bianco vintage finto marmo, mi davano l’idea di qualcosa tremendamente finto, per massaie prive di fantasia, sempre con i vestiti da casa impillaccherati e frittellosi, schiave delle canzoncine delle pubblicità, delle immagini dei prodotti e dei loro vasetti, nonché pronte a preparare tristissimi manicaretti in tristissime cucine di formica chiara ingiallite dalla mestizia, semplicemente mettendo insieme cose già preparate, non cucinate e confezionate. Ragazze!!!! Voglio essere una di voi!!!!! Niente di tutto questo mio immaginario ho ritrovato in queste meravigliose amarene che, ormai, infilo in ogni dove!
Non so molto sul Baklava. Ne ho assaggiate tante versioni diverse, ma l’idea di prepararlo con le ciliegie mi è venuta guardando la foto delle vacanze di un amico in viaggio a Sarajevo che gustava proprio una Baklava di ciliegie. Mai provato! Devo subito rimediare. Come si fa? Non so… invento!
In fondo, la ricetta base per la Baklava è sempre la stessa; si tratta di mettere un po’ di fantasia per variare il ripieno. Turchi, armeni, macedoni, siriani, libanesi, albanesi (e chi più ne ha più ne metta) si contendono la paternità di questo dolcissimo dolce. Non si ritrovano neanche particolari storielle avvincenti sulla creazione di questa ricetta. Anche l’etimologia della parola non mi sembra che aiuti nel ricostruire un’origine che, in effetti, poco ci interessa. Magari se si riusciva a trovare una storiella avventurosa o romantica di sultani/povertà/salvezza dalla pestilenza mi sarebbe piaciuto assai! Ma niente!
La parola “baklava” pare porti con se la parola “halva/helv/halvà” che in arabo significa “dolce” (ma anche persiani, armeni, turchi hanno un termine simile per indicare dolci/dolcezze). Quella specie di torrone chiaro preparato con frutta secca e pasta di sesamo si chiama proprio “Halva”. In effetti dolce è dolce. Dolcissimo: un impasto di glucosio!
Bah, che dire…: Bah, bah… BAKLAVA!
Alla fine voglio dire anch’io la mia e regalare un po’ di esotico fascino a questo dolce che si merita, anche lui, una storia eroica tramandata nei secoli che ne ricordi, almeno, la nascita del nome!
Si narra che l’origine del nome di questa ricetta sia da rinvenire nelle vicende che occorsero ad un Sultano ottomano d’aspetto persiano che si trovava in viaggio nella impervie colline di Lari, nella Repubblica pisana, dove pullulavano, fin dai tempi di Babilonia, baretti, case del popolo e Sagre della ciliegia.
Alla ricerca di un giaciglio ed un ristoro, il Sultano diede ordine alla sua carovana di fermarsi di fronte ad una rocca muraria che portava affisso un simbolo di marmo scultorio con un’effigie raffigurante la famosa ciliegia di Lari ed accanto l’insegna, con lettere in rilievo e luminose (con qualche lampadina bruciata), da cui si poteva leggere la parola “SE _ _ FREDO”. Attirato dall’effigie e dall’insegna, che lasciava intendere che lì si trovasse un ambiente fresco e ventilato, il Sultano scese dal ronzino e con lui signori con turbanti in abiti damascati fecero ingresso nel baretto.
Si fecero tutti avanti verso il bancone indicando questa o quella bottiglia, bottiglietta o lattina per essere rifocillati con fresche bevande dall’arsura di giugno.
Per rinvigorir le viscere, il Sultano in persona, avvicinandosi alla vetrinetta pullulante di pastarelle, cecine, pizzette stecchite… indicò una teglia lustra che pareva verniciata con la cera da cui si intravedeva un denso sughino rosso vermiglio e cominciò a gesticolare, con evidente afflusso di acquolina in bocca, strofinando i polpastrelli delle dita vicino alle labbra come a dire:
– “di che sa?”
La storia narra che il barista abbia risposto:
– “Bah, l’è dolce”
Espressione che, tradotta all’impronta da un dotto linguista pisano dall’aspetto persiano avventore del Bar sia suonata come:
– “Bah-halva’” (accento sulla “a” come da tradizione pisano-livornese-aretina)
Il Sultano, deciso ad assaggiare cotanta dolcezza e rimanendone incredibilmente colpito per la delizia, decise di tenere a mente il nome di questa prelibatezza di Lari come poteva (vista l’età del Sultano). Rientrato nel suo Palazzo Topkapi ad Istanbul, si narra, abbia chiesto ai sui inservienti di rifare il dolce, assaggiato nelle colline pisane, dal nome “Bah-halvà”, divenuto con il tempo “Baklava”.
400 gr di pasta fillo Per l’ater (sciroppo di zucchero) Per prima cosa preparare il ripieno di ciliegie. Una volta snocciolate tutte le ciliegie (guardare la tv, parlare con un’amica con il vivavoce…. fissare un punto sulle piastrelle della cucina!) aggiungere le mandorle, intere o a fette e frullar il tutto in un robottino tipo tritacarne. Io ho aggiunto anche qualche amarena Fabbri e pure lo sciroppino perchè ci stanno benissimo! Provate, non ve ne pentirete! Sotto le ciliegie si nascondono le amarene! Per preparare l’ater, ovvero lo sciroppo di zucchero far bollire un bicchiere di acqua con un bicchiere di zucchero. Dopo 5 minuti di bollitura aggiungere il succo di mezzo limone (o anche meno) e lasciar sobbollire per una decina di minuti. Ci sono tanti modi per fare lo sciroppo di zucchero: si fa anche con il miele e spesso è molto denso ma io utilizzo le stesse quantità di acqua e zucchero perchè non mi piace poi trovare, il giorno dopo, i cristalli di zucchero nel dolce! A questo punto tirare fuori dal frigo la pasta fillo ed aprire la confezione. Cercate di rimetterne la metà nella plastica della confezione, richiuderla e riporta il frigo perchè i fogli si seccano subito e poi si rompono facilmente appena si toccano. Dopo aver fatto circa 12 strati distribuire uniformemente la granella di mandorle. Granella di mandorle Fare ancora altri 16/20 strati di pasta fillo e burro e poi distribuire uniformemente il trito di ciliegie, amarene e mandorle. Ciliegie, amarene e mandorle frullate Continuare a fare strati finchè non finisce la pasta fillo (ricordatevi che ne avete rimessa mezza confezione nel frigo!) Disegnare rombi o quadrati (cercare di evitare altre bizzarrie geometriche) utilizzando un coltello con una buona lama liscia. Versare il burro rimasto e mettere a cuocere il Bah-halvà per 40 minuti a 180°. Appena lo tirate fuori da forno versate subito sopra l’ater distribuendolo uniformemente e versandolo a più riprese. Baklava di Lari con ciliegie
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Ingredienti
500 gr di ciliegie senza nocciolo (io ci ho messo qualche amarena Fabbri perchè le amo!)
100 gr di mandorle affettate o intere
150 gr di granella di mandorle
200 gr di burro
1 bicchiere di zucchero
1 bicchiere di acqua
qualche goccia di succo di limoneprocedimento
Cospargere di burro una teglia e cominciare ad appoggiare i fogli di pasta fillo. Io spennello con il burro all’incirca ogni 3 fogli.