Ci sono delle donne a cui vorresti stare accanto per tentare di assorbire alcune loro caratteristiche. Una di questa è la Luisanna, un po’ Luisa ed un po’ Anna, nome alquanto arzigogolato, ma che contribuisce a dare originalità (e poi alla fine tutte le donne sanno di essere due o, talvolta, anche ben di più) a questa scrittrice, cuoca, donna di spettacolo. L’energia di Luisanna è travolgente e la simpatia non da meno. Ma la cosa che in assoluto più mi affascina è questa sua capacità (almeno esteriore, poi anche lei avrà le sue mille fragilità) di riuscire a dire la sua, a farsi ragione con decisione, forza, voce da banditore, magari anche con una battuta di spirito senza cedere al nervosismo o all’isteria. Per me, che quando qualcosa mi ferisce o se devo controbattere mi si attorciglian le budella, le ovaie covano, il collo gonfia ripieno e sobbollo come una pentola a pressione…. questo sua caratteristica pare proprio un gran pregio. Io cedo alla ferita, al livore e li rimango, assorbita dai miei umori e senza energie utili a farmi le mie ragioni. Non so se Luisanna sia poi sempre così libera da umori tempestosi, ma il suo tono nell’interloquire e nel riuscire a far sentire con decisione la sua presenza è veramente straordinario. Non è proprio “l’esser toscanaccio”, peculiarità solitamente attribuita agli uomini, perchè il suo è un modo che non si limita alla battuta e allo scherno, ma porta avanti contenuti e sostanza. Non amo le cosine flebili, per benino, a modino, sottovoce e, dunque, questa donna ha per me un fascino non da poco. La seguo da anni in tutte le sue attività e appena uscito questo suo nuovo libro dal titolo “Le stories dell’#Artusi”, scritto insieme ad una sua amica architetta, me lo sono procurato. Parla dell’Artusi, ma in maniera da rendere questo personaggio un po’ meno ingessato e le sue ricette, che le autrici rielaborano, meno…. direi “stoccafisso” per la loro pesantezza, corposità, densità…. sia nel leggerle che nel farle. Una spolveratina di modernità andava data a questo signore a cui, comunque, dobbiamo riconoscere il merito di aver messo su carta la storia delle cucine delle donne che sarebbe, forse, andata perduta. Il panettone Marietta, che Artusi chiama così in onore della sua cuoca (lui sapeva assaggiare ma ben poco cucinare) è proprio la ricetta giusta per accogliere questo mese di dicembre.
Il panettone Marietta
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300 g di farina 00
100 g di burro
80 g di uvetta
1 uovo
2 tuorli
un pizzico di sale
15 g di lievito
80 g di zucchero
20 g di arancia candita
scorza di 1 limone
200 ml di latte
INGREDIENTI PER LA CREMA
100 g di crema
100 g di panna montata
100 g di ribes rosso (io ho sostituito con la scorza di arancia candita)
10 g di cacao in polvere
procedimento
In una ciotola montare il burro con le uova avendo cura di aggiungerne una per volta, piano pianino! Unire quindi lo zucchero e poi la farina e da ultimo il lievito. Aggiungere quindi il latte e continuare a mescolare con le fruste. Unire quindi l’uvetta tenuta a bagno e poi strizzata, i canditi e la scorza di limone. Imburrate uno stampo da 20 cm, versare l’impasto e cuocerlo per 45 minuti a 180°.
La crema si prepara mescolando, in un pentolino, 4 tuorli con 40 g di amido di mais e 85 g di zucchero ed unendo poi piano piano 500 ml di latte bollito insieme ad una bacca di vaniglia. Mescolare bene e rimettere il pentolino sul fuoco. Continuare a girare e, quando la crema comincia a sobbollire e ad addensarsi, toglierla dal fuoco.

Panettone Marietta dell’Artusi

Panettone Marietta dell’Artusi